Decabonizzazione: i distillatori “spingono” sul bioetanolo avanzato in attesa del Piano su Energia e Clima

Secondo l’associazione, il bioetanolo avanzato “garantisce una riduzione media certificata di gas effetto-serra del 70%” ma “manca la volontà politica”

L’Italia è il primo paese dell’Unione Europea ad aver sviluppato una tecnologia per produrre bioetanolo avanzato da scarti agricoli. Si tratta di un carburante che, secondo l’associazione dei distillatori (AssoDistil), “garantisce una riduzione media certificata di gas effetto-serra del 70% rispetto ai carburanti di origine fossile”, vale a dire benzina e gasolio. Ma se l’Italia è così all’avanguardia, perché non si procede? Secondo il direttore dell’associazione dei distillatori mancano diverse cose e, in sintesi, “la volontà politica di puntare sul bioetanolo”.

“Per promuovere l’introduzione del bioetanolo nel mercato italiano dei carburanti – ha spiegato alla nostra testata Sandro Cobror -, purtroppo mancano tante cose: ad esempio, un obiettivo certo, crescente e vincolante che possa stimolare nuovi investimenti; una tassazione più equa, che consenta accuse minori ai biocarburanti con meno emissioni come il bioetanolo; l’introduzione di standard europei come l’E10, cioè una benzina contenente il 10% di bioetanolo, come ormai in quasi tutti i Paesi europei, mentre in Italia il contenuto è zero; un sostegno agli investimenti così da favorire sviluppo e posti di lavoro in un settore ad alta tecnologia; incentivi agli agricoltori per evitare di produrre rifiuti ma materie prime per l’industria, come ad esempio i residui agricoli; ecc.”

“In una parola – ha proseguito il direttore di AssoDistil –, manca la volontà politica di puntare sul bioetanolo, così come si è fatto invece per il biometano e per l’elettrico che infatti godono di moltissimi incentivi, nonostante necessitino di grandi infrastrutture o di motori dedicati di cui invece il bioetanolo non abbisogna. E tutto questo nonostante il presente ed il prossimo futuro dell’autotrazione sia chiaramente contrassegnato da motorizzazioni a benzina, eventualmente ibride, come dimostrato inequivocabilmente dai dati di vendite auto 2019 e da tutti gli Outlook di settore. Nei prossimi 10 anni ben oltre il 50% del parco auto circolante monterà un motore a benzina e sarà necessario intervenire su questi prioritariamente se davvero si vogliono ridurre le emissioni: il bioetanolo già oggi garantisce una riduzione media di oltre il 70% rispetto al fossile ed è certificato sostenibile. Insomma, il bioetanolo è pronto da subito a contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti. Attendiamo solo che l’Italia si allinei ai maggiori Paesi europei dove il bioetanolo da tempo è il biocarburante sostenibile più diffuso”.

Il workshop per “spingere” il bioetanolo

L’impulso governativo servirebbe ad “indirizzare gli investimenti” nel mercato nell’automobile e della produzione di bioetanolo avanzato. Anche per questo AssoDistil ha organizzato l’evento che aveva annunciato tempo fa. Un workshop intitolato “Bioetanolo, la soluzione sostenibile” che per la prima volta si è tenuta il 12 novembre scorso e che sarà ripetuto ogni anno. L’appuntamento è dichiaratamente considerato “a sostegno del bioetanolo”, che a sua volta viene definito dai distillatori un “biocarburante sostenibile e disponibile già oggi per l’immediata decarbonizzazione dei trasporti”.

Al workshop hanno partecipato istituzioni, operatori e stakeholders della filiera dei biocarburanti, il tutto moderato dal prof. David Chiaramenti dell’Università di Firenze. Ne è emerso che il bioetanolo avanzato è una “risorsa disponibile già oggi con un’ampia capacità installata in Italia ed in Europa ed un enorme potenziale di sviluppo ed inoltre è utilizzabile subito: non necessita, infatti, di modifiche dei motori (fino al 10%), né di spesa per le nuove infrastrutture”. “Con questo evento – ha concluso Cobror – abbiamo voluto aprire il dibattito sul futuro del bioetanolo nel nostro Paese: tutti gli outlook internazionali indicano come sia urgente intervenire per ridurre drasticamente le emissioni del parco autoveicoli per combattere i cambiamenti climatici in corso e raggiungere così gli obiettivi comunitari al 2030. Il bioetanolo, dati alla mano, costituisce certamente una delle soluzioni più sostenibili da implementare nei trasporti nel prossimo decennio”.

D’altra parte nel mondo dei carburanti, bioetanolo convenzionale o avanzato compresi, si gioca una partita anche di politica internazionale. L’Italia, come avevamo già scritto, attende il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima che ha anche una funzione di “orientamento degli investimenti”. Tale piano che è stato inviato alla Commissione Europea ad inizio anno e su cui fino al maggio scorso è stata aperta una consultazione pubblica. Dopo una revisione con Regioni ed Enti Locali, il Piano definitivo dovrà essere inviato alla Commissione Europea entro il 31 dicembre prossimo. Su questo documento di programmazione i distillatori italiani nutrono molte aspettative che, in questo periodo, si stanno allineando con le istanze di tutela e protezione dell’ambiente avanzate dall’opinione pubblica.