Vendemmia 2019: produzione in calo ma l’Italia rimane leader mondiale

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Le quantità scenderanno del 16%. Motivi, dinamiche e prospettive della vendemmia in arrivo

Ismea, Assoneologi e Unione Italiana Vini sono d’accordo: quest’anno la vendemmia vedrà scendere le quantità ma l’Italia rimarrà leader mondiale nella produzione di vino. Le quantità attese a livello nazionale scenderanno infatti del 16% sul totale dell’anno precedente, passando dai 55 milioni di ettolitri del 2018 ai 46 milioni del 2019. Francia e Spagna, i nostri maggiori concorrenti, non dovrebbero superare rispettivamente quest’anno i 43 e i 40 milioni di ettolitri. Il calo della produzione è stato registrato in tutta Italia tranne che in Toscana ed è “in gran parte imputabile all’andamento stagionale avverso nella fase di fioritura e allegagione, alle temperature rigide e alla forte piovosità dello scorso mese di maggio”.

Abbona (UIV): “Lecito attendersi la tenuta dei prezzi a denominazione d’origine”

“Con la vendemmia 2019 – spiega Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini – rientriamo nella media degli ultimi anni, segnando una flessione marcata rispetto alla eccezionale produzione dello scorso anno con una qualità variabile, tra il buono e l’eccellente a seconda delle zone, che ci consente di guardare al futuro con ottimismo e fiducia. È lecito attendersi la tenuta dei prezzi sui vini a DO, che rimanendo nei volumi dei disciplinari subiranno meno la flessione, così come lo scorso anno hanno risentito meno dell’aumento produttivo, e un possibile ritocco in alto dei listini degli sfusi visto il calo vendemmiale anche di Francia e Spagna”.

“Manteniamo il primato produttivo mondiale – ha aggiunto il presidente dell’UIV – ma in un contesto geopolitico difficile dove arrivano segnali preoccupanti da alcuni mercati importanti per il nostro vino, mentre si aprono prospettive nuove di sviluppo grazie agli accordi di libero scambio. Il mercato interno mostra un trend in leggera crescita, seppur in un contesto di deciso cambiamento che ci invita ad una riflessione più attenta su nuove strategie da adottare verso il nostro tradizionale consumatore”.

Borriello (Ismea): “In dieci anni raddoppiato il fatturato dell’export”

“Il vino italiano – aggiunge Raffaele Borriello, direttore generale ISMEA – negli ultimi anni ha consolidato un importante percorso di internazionalizzazione tramite la concentrazione e la riorganizzazione dell’offerta verso prodotti di maggiore qualità e gradimento nei mercati esteri. Gli effetti di tale evoluzione verso la qualità e l’efficacia delle politiche commerciali sono testimoniati dal costante aumento del fatturato all’export, quasi raddoppiato negli ultimi dieci anni”.

“In prospettiva, sul futuro del settore peseranno le modalità di uscita del Regno Unito dall’Europa – ha proseguito Borriello – e l’incertezza del nuovo assetto geopolitico mondiale, dove le dinamiche dei mercati saranno sempre più difficili da leggere e imporranno strategie sempre più complesse, differenziate e flessibili: maggiori rischi, ma anche maggiori opportunità, per chi saprà anticipare le tendenze evolutive, lavorando a un’accurata segmentazione delle politiche commerciali di esportazione”.

Cotarella (Assoenologi): “Si rileva un generale ritardo della maturazione di circa 10/15 giorni”

“Se l’annata 2018 è stata generosa – sottolinea Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi – nel 2019 si assiste in molte zone a un’inversione di rotta. Dal punto di vista climatico anche quest’anno la variabilità del meteo si è fatta sentire, in particolare a maggio, con un abbassamento delle temperature accompagnato da abbondati precipitazioni, che hanno determinato un rallentamento del ciclo vegetativo della vite. Si rileva un generale ritardo della maturazione di circa 10/15 giorni, tanto da far rientrare l’epoca di vendemmia in periodi più legati alla tradizione, dopo gli innumerevoli anticipi registrati negli ultimi anni”

“Quest’anno – ha proseguito Cotarella – sono da evidenziare comunque evidenti disformità di maturazione anche all’interno di uno stesso appezzamento, conseguenza dell’ormai consolidata variabilità metereologica e di uno spostamento climatico da temperato a caldo arido, con precipitazioni irregolari e di carattere temporalesco, che determinano l’irregolarità del ciclo vegetativo. In questo contesto l’opera dell’enologo, attraverso le proprie competenze ed esperienze, risulta sempre più determinante e fondamentale per il livello qualitativo dei futuri vini”.

I prezzi e le dinamiche di mercato

A spiegare quali saranno i prezzi e le dinamiche di mercato è l’Ismea con una nota in cui spiega che “l’abbondante produzione italiana del 2018 ha avuto effetti negativi sulle quotazioni dei vini (-13% rispetto al 2017) e a subire maggiormente la riduzione dei listini sono stati i vini comuni, più esposti alle dinamiche dell’offerta internazionale e alla concorrenza di altri Paesi Produttori, in particolare della Spagna”. “Nel complesso, il mercato dei vini comuni nella campagna 2018/2019 ha subito ribassi consistenti, registrando un -27% maturato da un -34% dei bianchi e da un -21% dei rossi. Per i vini a denominazione (Doc e Docg), invece, la riduzione è stata più contenuta (-6%), dimostrando che i vini di qualità hanno mercati più consolidati e meno esposti alla concorrenza dei competitor”.

“Il mercato estero – prosegue l’Ismea – sembra aver iniziato il 2019 positivamente e nei primi 5 mesi dell’anno (dati elaborati da ISMEA su base ISTAT) le esportazioni italiane si attestano sugli 8,6 milioni di ettolitri a volume (+11% rispetto agli stessi mesi del 2018), a fronte di una progressione del valore che ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro (+5,5%). Se i dati dei mesi successivi dovessero confermare questa tendenza, a fine anno potrebbero essere sfiorati i 22 milioni di ettolitri per un indotto che potrebbe raggiungere i 6,5 miliardi di euro”.

“Per quanto riguarda l’export si registra una progressione più marcata verso i Paesi UE (+14% in volume e +6% in valore), rispetto a quella verso i Paesi terzi (+6% e +5%). Una dinamica correlata al mix di prodotto e al valore medio: l’incremento maggiore si evidenzia per i vini comuni (2 milioni di hl con un +19% in valore, però con una lieve flessione degli introiti) che hanno avuto come destinazione, in particolare gli sfusi, i mercati comunitari con la Germania in testa. Continua, poi, la crescita degli spumanti (+8% sia in volume che in valore), con il Prosecco che cresce oltre il 20% in volume e in valore, e l’Asti che mostra difficoltà a mantenere quote di mercato. I mercati esteri rappresentano uno stimolo fondamentale per il settore, che vede provenire dall’export quasi la metà del suo fatturato”.