Il meteo del weekend del 1° maggio salverà la tradizione dei carciofi alla matticella?

Domani, come ogni 1° maggio, a Velletri e in provincia di Roma è tradizione sbraciare e cuocere i carciofi alla matticella. Il meteo del weekend salverà la tradizione?

Da qualche giorno tutti si chiedono: come sarà il meteo del weekend? Il 1° maggio si potrà sbraciare? Il tempo reggerà per fare i carciofi alla matticella? Ormai a così breve distanza dal “grande giorno” le previsioni meteo del week end sono attendibili e forse salveranno la festa. I principali siti di previsioni meteorologiche sono concordi.

Per domani tra le 11 e le 17 ilmeteo.it dice che non dovrebbe piovere: segna nubi sparse a Velletri, cielo coperto ad Artena, nubi sparse a Valmontone e Lariano. Per i Castelli la previsione è la seguente: “Nubi di passaggio sui Castelli Romani. Vento da SSE con intensità di 26 km/h. Raffiche fino a 38 km/h. Temperature minime comprese tra 12 e 13 °C e massime comprese tra 17 e 22 °C. Quota 0°C a 3400 metri, quota neve a 3000 metri”. Le previsioni sono sostanzialmente le stesse per 3bmeteo.com che segna cielo nuvoloso o parzialmente nuvoloso. È concorde con queste previsioni meteo per il weekend del 1° maggio anche il sito dell’aeronautica militare, meteoam.it: nel Lazio si prevede cielo nuvoloso ma non piogge. Per il 2 maggio il tempo potrebbe migliorare, arrivando anche a far sorridere il sole.

L’anno positivo per i carciofi di Velletri

Col bel tempo scatta a Velletri e dintorni la caccia ai carciofi migliori e alle matticelle. Quest’anno le temperature sono state particolarmente buone per la coltivazione dei carciofi. L’inverno sembra essersi prolungato e infatti c’è stata una produzione abbondante. “La produzione sta andando molto bene grazie alle temperature fresche, tanto che le piante ancora non tirano fuori i capolini più piccoli che segnano l’esaurimento” diceva un paio di settimane fa, sul Messaggero, Renato Giammatteo, imprenditore agricolo dell’azienda Castro Ginnetti di Velletri. L’alta produzione di carciofi ha fatto abbassare i prezzi all’ingrosso e questa settimana il costo è arrivato a 0,42 centesimi a carciofo romanesco (dati ismeamercati.it). Le varietà Terom e Catanese vengono ancora meno ma nei Castelli quello che piace è senza dubbio il romanesco. Quest’ultimo è quello più ricercato per le carciofolate.

La tradizione dei carciofi alla matticella di Velletri tra storia e gastronomia

A Velletri e dintorni è d’uso cucinare quegli ortaggi sulla brace delle “matticelle”, cioè sui carboni ardenti dei tralci di vite, unendo in questo modo le tradizioni dei vignaioli con quelle degli orticoltori. Così cucinati, vengono chiamati “carciofi alla matticella” e sono un prodotto della gastronomia veliterna censito dall’agenzia regionale per lo sviluppo dell’agricoltura del Lazio. In altre zone si usa cucinarli sulla brace della legna ma non è la stessa cosa.

Un piatto di cui parlavano anche i Gesuiti di Velletri

Secondo quanto riporta l’Arsial, di “Carciofi alla matticella di Velletri” scrivevano già i Gesuiti che governarono Velletri al tempo dello Stato Pontificio e nei racconti dei nonni, a cui lo raccontavano i padri. “La storia del carciofo alla matticella – scrive l’Arsial – è legata alla potatura delle viti e alla raccolta dei sementi. Quando i lavori si eseguivano interamente a mano, il contadino escogitava soluzioni ingegnose per ridurre la fatica; una di queste consisteva nel piantare alla fine dei filari delle viti (“capocciata”), delle piante di carciofi che, non amando terreni particolarmente lavorati, permettevano di non zappare quell’area. Durante la potatura c’era chi tagliava i sarmenti e chi li raccoglieva in fascetti (“matticelle”) che sarebbero serviti per il fuoco della cucina e del forno. Con la raccolta dei sarmenti si dava il via alla tradizionale cottura dei carciofi alla matticella”.

Come si fanno i carciofi alla matticella di Velletri

Conditi con aglio, mentuccia, olio e sale, si lasciano cuocere direttamente sulla brace fatta con i tralci di vite. Quando la parte esterna è carbonizzata, quella interna è morbida e dolce. Si mangiano adagiati su una fetta di pane che, lentamente, si imbeve dei liquidi di cottura e si colora con il verde scuro del carciofo. Secondo i bongustai (e l’Arsial) il gusto e la morbidezza della cottura di quegli ortaggi sarebbero “determinati dalla qualità della vite da cui provengono i sarmenti”, cioè i tralci di vite. Ecco perché in questi giorni scatta la ricerca delle matticelle più adatte.

La ricerca delle matticelle

Quando le vigne erano una questione di famiglia a Velletri quelle matticelle erano “di casa” e si trovavano in lunghi fasci non pressati. Oggi la situazione è diversa: l’abbandono delle vigne e l’utilizzo della tecnica della trinciatura dei residui di potatura rende più difficile trovare le matticelle per chi non ha la vigna. Ad ogni occorrenza delle “ballette” di matticelle si trovano anche in vendita. “Le matticelle si trovano anche nelle rivendite agricole ma le migliori – dice Massimo, agronomo gourmet di Velletri – sono quelle scelte a mano e non pressate, perché conservano integre le loro fibre e producono una brace che rimane calda per ore”.

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