Pecorini: fatturato record nel 2023. Ma “in un anno spariti ventimila allevamenti”

I formaggi pecorini nel 2023 hanno fatturato oltre 267 milioni di euro. Ma secondo l’Ismea in un anno sono spariti quasi 20 mila allevamenti

L’anno scorso per i pecorini italiani è stato un anno record. Il fatturato è volato oltre i 267 milioni di euro, con un +8% rispetto al 2022. Nella prima parte del 2024 però i prezzi stanno scendendo, con un un -11,4% su base tendenziale. Il rischio attuale a livello italiano è un progressivo abbandono della pastorizia: in un solo anno sono spariti 20 mila allevamenti. A riferirlo è stata l’ISMEA, che ha fatto il punto sulle produzioni lattiero casearie degli ovicaprini.

L’Istituto ha comunicato che per tali produzioni, nonostante la minore disponibilità di latte ovino a livello nazionale, la produzione di Pecorino Romano è in ulteriore aumento nei primi cinque mesi nell’annata 2023/2024 (+14% su base tendenziale nel periodo ottobre 2023-febbraio 2024).

Andamento dei prezzi

Dopo le quotazioni record dell’estate 2023, i listini del Pecorino Romano hanno segnato un’inversione di tendenza a partire dalla nuova campagna, come conseguenza sia di una maggiore produzione sia di una domanda estera in contrazione. Nel mese di marzo i prezzi sono assestati a 12,43 euro/kg (-11,4% su base tendenziale).

Secondo l’Istituto a “influenzare la frenata dei prezzi da un lato la maggiore produzione, dall’altro l’ulteriore cedimento della domanda estera, che rappresenta la destinazione prevalente del Romano. Diversamente, per il Pecorino Toscano Dop, si segnalano prezzi ancora in salita e assestati a marzo 2024 su un valore di 11,30 euro/kg per il “tenero”, pari al +15% rispetto alle quotazioni di un anno fa”.

L’Ismea ha riferito (leggi qui il report integrale) che, in generale, i caseifici lamentano una scarsa disponibilità di latte, motivo per il quale i prezzi all’ovile restano assestati su livelli elevati, soprattutto in Toscana e Lazio.

E aggiunge: i prezzi all’origine degli agnelli sono progressivamente aumentati nelle settimane precedenti la Pasqua 2024 raggiungendo in media il picco di 5,75 €/kg peso vivo per la categoria 8-12 kg, risultando abbastanza in linea rispetto alla stessa fase della campagna precedente (+0,9%).

Per la categoria degli agnelli pesanti (12-20 kg), il picco raggiunto nella settimana di Pasqua è stato di 4,79 €/kg peso vivo, segnando un +6% rispetto alla stessa fase del 2023.

Commercio estero

Per i formaggi pecorini nel 2023 è stato realizzato un fatturato record di oltre 267 milioni di euro, (+8% rispetto al 2022), ma gli elevati livelli di prezzo hanno frenato i volumi in uscita (-6,2% rispetto al 2022) verso tutte le principali destinazioni, in particolare Stati Uniti (-7,1% in volume).

La minore disponibilità di capi nazionali ha sostenuto le importazioni di ovini vivi, che hanno registrato un +9,6% rispetto al 2022, riavvicinandosi ai livelli di tre anni fa. In forte aumento anche le importazioni di carni (+13,9% in volume), registrando il livello più alto degli ultimi cinque anni.

Acquisti domestici

Nel 2023 si è evidenziato un calo importante delle vendite retail dei formaggi pecorini (-6,6 in volume), a fronte di una decisa spinta sui prezzi (+19% rispetto al 2022). Tali dinamiche sono state ancora più accentuate per il Pecorino Romano DOP con un aumento dei prezzi (+22%) più consistente rispetto al totale dei formaggi pecorini e in generale dei duri (che includono i grana DOP).

Dopo l’ennesima flessione dei consumi domestici di carne ovicaprina nel 2023 (-4,4% in volume anche se +1,5% la spesa) il primo trimestre 2024 segna un’inversione di tendenza con un +6,3% dei volumi acquistati e un +13,9% della spesa rispetto al primo trimestre 2023.

I paesi che traineranno gli allevamenti di agnelli in Europa

Negli ultimi dieci anni l’UE ha registrato un calo del patrimonio ovino e caprino di circa 10 milioni di capi (-12%) e, secondo le stime della Commissione Europea, questo declino strutturale continuerà anche nei prossimi anni nonostante il sostegno accoppiato al reddito previsto dalla PAC e i prezzi favorevoli. Di conseguenza, la produzione UE di carne ovina e caprina diminuirà leggermente, scendendo a un ritmo dello 0,3% annuo nel prossimo decennio (arrivando a circa 607mila tonnellate nel 2035).

Secondo l’Ismea la produzione di carne ovicaprina rimarrà concentrata in alcuni paesi dell’UE, con Spagna, Grecia, Francia, Irlanda e Romania che rappresenteranno quasi i tre quarti della produzione totale comunitaria. Si prevede che il consumo pro capite nell’UE rimarrà relativamente stabile nel prossimo decennio a circa 1,3 kg pro capite annuo, principalmente come conseguenza di una domanda domestica legata alle tradizioni religiose e alla migrazione.

Le difficili prospettive a livello europeo e nazionale

L’Ismea ha messo nero su bianco che a livello europeo tutti gli stati membri segnalano difficoltà a mantenere una redditività solida a causa dell’aumento dei costi di produzione e alla difficoltà di incentivare i giovani ad inserirsi in un contesto produttivo che ha una marginalità ridotta e che subisce la concorrenza delle carni ovine estere a basso prezzo e basate su differenti basi normative.

L’Istituto aggiunge che una ulteriore criticità sul fronte dei costi di produzione potrebbe arrivare da nuove proposte normative UE finalizzate al miglioramento del benessere in fase di trasporto degli animali vivi.

E aggiunge: il vero rischio che il settore ovicaprino nazionale si trova ad affrontare è quindi quello del progressivo abbandono dell’attività di pastorizia. Secondo l’Ismea in un solo anno sono spariti quasi 20.000 allevamenti, con conseguente ricaduta negativa sul presidio di territori marginali e sull’indotto occupazionale, in particolare con riferimento all’attività di caseificazione.